È una testimonianza che ho trovato tempo fa su una rivista e che ben interpreta anche il mio pensiero ve la riporto così come l'ho trovato.
Davide durante l'estate ha trascorso le sue giornate seduto in un punto di osservazione molto speciale: una bottega lungo la via che conduce al Podbrdo. I pellegrini gli passano davanti, entrano, si mettono a parlare, rivelando il mondo che hanno portato lì a Medjugorje e quello che sono venuti a prendere...
Come definire Medjugorje? Un pezzo di cielo, sì ma non solo. Direi un pezzo di cielo e un pezzo di mondo. Il cielo che si china, si fa piccolo, visibile e comprensibile all'uomo e scende ad incontrarlo. Il mondo che, nel suo ritmo cieco, talvolta si ricorda di alzare lo sguardo, di tendere le mani in alto.
Il cielo è indubitabilmente presente, la grazia di questo luogo viene sperimentata e testimoniata da migliaia di pellegrini ogni anno. E il mondo, anche lui è ben visibile e sperimentabile.
Osservando allo specchio le persone passare per il paese, si nota come la frenesia che caratterizza le nostre giornate quotidiane spesso non ci lasci neppure qui a Medjugorje, in quella settimana di riposo che tanto avevamo desiderato durante il nostro quotidiano affannoso ritmo urbano. Difficile uscire dal meccanismo soffocante al quale siamo abituati: programmi fitti di eventi e orari ci portano a proseguire in questo angolo di cielo la folle corsa del mondo.
Una frenesia che forse ci sta anche bene, una dolce prigione nella quale ormai ci siamo abituati a vivere ma che, senza dubbio, rende il cielo più lontano, meno percepibile e facile da raggiungere. E solo abitudine? O forse un piccolo inganno che facciamo a noi stessi per non pensare a ciò che si è venuti a depositare ai piedi di Gesù e della Madonna?
Un'altra trappola è la corsa agli eventi, un inseguire talvolta testimonianze, incontri, appuntamenti, ma con il rischio di concentrarci troppo in essi, diventandone dipendenti, come se il nostro incontro con Dio dovesse essenzialmente passare per un fatto grande, straordinario. Credo piuttosto che l'evento personale che ci toccherà per cambiarci nel profondo, dipenda da Dio più che da fattori esterni. Egli lavora nei cuori, nel silenzio e nella calma, e sa trasformarci nel momento più semplice, comune, anonimo eppure personale, così che il nostro averlo incontrato non sia un evento di gruppo, ma un tocco unico e irripetibile della sua grazia.
Com'è facile gettare il fumo del nostro mondo su quest'aria celeste e limpida che il Signore ci dona attraverso Maria! E la stessa lotta che ciascuno vive interiormente: due spiriti che si incontrano, quello di Dio e quello del mondo, e che si danno battaglia. O meglio: il cielo di Dio, che per natura vive nel cuore dell'uomo, che viene invaso dallo spirito del mondo e del peccato, che cerca di corromperlo.
Lo avverto personalmente, lo vedo nelle singole persone che incontro qui a Medjugorje, con le quali c'è la possibilità di scambiare qualche parola ed esperienza.
Portano in sé fede, speranza, spesso dolore. Ecco una madre che ha appena accompagnato il figlio alla Comunità Cenacolo e che cerca in Dio la forza di accettare questa separazione. Ecco chi parla dei miracoli ricevuti qui, chi testimonia la sua vita cambiata... Tutti uomini e donne che, magari senza saperlo, con la loro fede, le loro azioni, il loro eroismo, stanno rischiarando dentro di sé il cielo dell'anima e allontanando il fumo di satana. In questo modo, nella comunione che stringe ed accomuna tutti gli uomini, è come se un pezzo di mondo con il suo spirito di inganno si purificasse e si cambiasse in un pezzo di cielo.
Il mondo passa a Medjugorje, quel mondo che siamo tutti noi. Passa in chi, frastornato, corre, e in chi invece si ferma, accettando il dono della pace che la Madre ci concede. Venuto a respirare una boccata di cielo, riscopre che il cielo è dentro di lui, presente e vivo nell'anima. A contatto con le grazie di questo luogo e di un sincero desiderio di conversione l'anima poi si rischiara, lasciando riapparire il sole. Giunge infine il momento di tornare a casa. Ma in genere ci si riporta il cielo toccato a Medjugorje, perché rimanga con noi. Ecco allora il vero segno. Numerosi sono i prodigi esterni che il Padre dona a conferma della verità della sua presenza in questa terra. Ma uno solo è il segno che veramente conta: "La gloria di Dio è l'uomo vivente". Il segno sei tu!
Davide Cavanna